“Perché hai cambiato trucco? Perché usi quell’ombretto color sangue?”
Il titolo dice tutto: è così che si chiude la trilogia della vendetta del coreano Chan-wook Park (mr.Vendetta e Old Boy gli altri due lavori che presto saranno recensiti). E’ facile pensare che anche ai meno appassionati del genere venga automatico l’accostamento al decisamente più conosciuto Kill Bill, a cui si avvicina per somiglianza di trama (non così tanto in realtà) ma si allontana ampiamente in praticamente ogni altro aspetto. L’atmosfera, già dalle prime battute del film, si rivela silenziosa, fredda, bianca, totalmente avulso dal mondo reale.
Ed è in questo clima tipicamente asiatico che Geum-ja, giovane incolpata ingiustamente di un omicidio, assorbe, elabora, progetta e scatena la sua rabbia. Tutto questo senza mai abbandonare una sensazione generale di calma apparente e di premeditazione minuziosa che rendono questo film sorprendente, e allo stesso tempo ci restituiscono una fanciulla insospettabilmente spietata e sanguinaria. Lo spettatore si troverà di fronte ad un alternarsi di momenti di pace assoluta, di flashback drammatici, di scene violente (ai confini con lo splatter) e persino di attimi grotteschi e ironici e ne uscirà sicuramente segnato, sbigottito. Difficile accostarlo al capolavoro tarantiniano, ancora più pericoloso preferirlo, de gustibus…