“Li hanno trovati in un hotel turco. Si lamentavano del tappeto. Lo hanno lanciato giù dalla finestra e non volava.”
Siamo nel 1939, a Parigi, poco prima della seconda guerra mondiale. Il partito comunista manda in terra straniera tre suoi emissari, Kopalski, Buljanof e Rakonin per effettuare degli studi sul capitalismo e vendere gli splendidi gioielli della duchessa Swana per sanare il debito interno. Dopo sole poche ore i tre uomini sono totalmente vinti dai lussi, quelli minimi come una camera per persona o l’acqua corrente e calda per giunta in tutte le case, dai comfort e dalla sfavillante capitale francese.
E’ così che il loro budget sfuma presto e viene mandato un terribile commissario, Ninotchka, una donna. Niente da fare, anche lei, inflessibile e rigida, crollerà davanti alla vita occidentale e addirittura si innamorerà di un sedicente inglese dalla chiacchiera facile.
Finissima satira del grandissimo Lubitsch, famoso per il suo tocco, alla Lubitsch appunto, che contraddistingueva quelle commedie un pò slapstick, un pò skrewball. Ai tempi venne reclamizzato con la frase “La Garbo ride!” eh si, perchè finalmente la perfida attrice svedese si lasciava andare in un film comico e rideva a pieno polmoni. Mitici i 3 emissari russi dove spicca Felix Bressart, fedelissimo del regista. Mini cameo per un Bela Lugosi irriconoscibile e sceneggiatura scritta dal nuovo talento, appena arrivato in America dalla Germania, Billy Wilder.