“A volte devi fare qualcosa di male per impedirti di fare qualcosa di peggio.”
Stoker è la dimostrazione che il regista coreano Chan Wook-Park cominci a godere della giusta considerazione. A sua disposizione una sceneggiatura importante, un cast di alto livello (Kidman su tutti) ed una produzione che non ha nulla da invidiare alle Hollywoodiane. Spesso il risultato di un tale sforzo in passato è risultato deludente, in questo caso è, per me, molto convincente. Sin dalle prime battute, infatti, il film ti rapisce in un’atmosfera raffinata e misteriosa; ci si rende immediatamente conto di essere nelle mani di una regia sapiente con un tocco di estro orientale che non guasta.
Stoker è il cognome della protagonista, una ragazza benestante, introversa e solitaria. India (questo è il suo nome) perde il padre in circostanze tragiche e rimane sola con la mamma (Kidman), che non ha mai sopportato, ed un misterioso zio che non aveva mai conosciuto prima: sarà un incontro traumatico per entrambe le donne. Un bel thriller/horror, senza troppi sfarzi, ma con qualche particolare che fa la differenza e con una trama solida; rispetto ai capolavori “Old Boy” e “Lady Vendetta” siamo un gradino sotto, ma Stoker si sa difendere bene, presentando sicuramente una tra le migliori pellicole ad alta tensione del 2013. Il successo al botteghino non è stato clamoroso: meglio! Significa che siamo di fronte ad un prodotto ricercato.