“Per colpa sua tuo padre si è suicidato e l’unica cosa che ti viene in mente è insultarlo?”
Non sempre mi capitano per le mani “filmoni” e spesso mi piace rischiare con pellicole non osannate. Quando però voglio andare sul sicuro personalmente vado a pescare tra i candidati agli Oscar come miglior film straniero. Si lo ammetto… ho scoperto l’acqua calda… ma è pur vero che queste pellicole non sempre godono della pubblicità e del successo che meriterebbero. È il caso di “Storie Pazzesche”, titolo argentino in concorso per la statuetta 2015 (poi vinta da “Ida”).
L’opera più rappresentativa di Damian Szifrón non è un’ unica vicenda, ma sei episodi slegati tra loro, ma uniti da una traccia, un filo d’Arianna che conduce lo spettatore attraverso storie “selvagge” della società contemporanea, che mal cela le follie ed i problemi di cui tutti soffriamo. Detto così potrebbe sembrare un film “pacco” ma “Storie Pazzesche” si rivela invece un film irriverente, veloce, in continuo movimento… addirittura spassoso. Si passa dalla vicenda di “Bombita”, ingegnere con famiglia a carico stressato al punto di scoppiare, allo strazio di un potente uomo d’affari disposto a tutto pur di salvare un figlio viziato, ad un matrimonio trash specchio di forse troppi amori celebrati ma mai nati. Prodotto da Almodovar, a mio parere uno dei migliori titoli del 2014, non teme confronti con i “parenti ricchi’ Birdman ed Interstellar.