“Come accidenti siamo finiti qui, in questa fogna? Eri una star del cinema, ricordi?”
Avete mai pensato quanto sarebbe complicato scrivere un intero romanzo senza mai mettere un “punto e a capo”? Bene, adesso immaginatevi tutto un film (e che film!) realizzato come un unico ed interminabile piano sequenza, in cui la telecamera segue a turno i vari protagonisti, i quali entrano ed escono dalla scena come fossimo a teatro. E proprio all’interno di un teatro di Broadway è ambientato questo Birdman, l’ultima fatica del geniale Alejandro Iñárritu (Biutiful, Amores Perros, Babel, 21 Grammi). Il regista messicano, con un’operazione metacinematografica a cuore aperto, mette in scena la vicenda di Riggan Thompson, attore divenuto famoso per la sua fortunata interpretazione di un supereroe – Birdman appunto – che vuole provare a riciclarsi come autore teatrale, spinto dalla voglia di dimostrare a pubblico e critica di essere un vero artista e non una semplice star. Non sarà facile per il protagonista tenere insieme i pezzi della sua pièce, né quelli della sua vita.
Una critica arguta al mondo dello spettacolo ma più in generale a tutta la società dei mass media e dei social network; una società in cui una democratizzazione sconsiderata della cultura ha portato alla perdita dello spirito critico, rispecchiata perfettamente da produzioni cinematografiche a dir poco “puerili”. Molto bene tutto il cast, con un Michael Keaton tolto dalla naftalina ma assai convincente ed un Edward Norton all’ennesima prova di maturità. Migliore fotografia, migliore sceneggiatura, miglior regia e miglior film agli Oscar 2015… serve aggiungere altro?