Velluto Blu

Blue Velvet - David Lynch, 1986


Voto medio: 3,96
(257 voti totali)

Film consigliato

da

DURATA: 120 minuti
GENERE: Drammatico, Noir, Psicologico
CAST: Isabella Rossellini, Kyle MacLachlan, Dennis Hopper, Laura Dern, Hope Lange, Dean Stockwell, Bruce Dern, Val Kilmer, Brad Dourif, George Dickerson, Priscilla Pointer, Frances Bay, Jack Nance, Jack Harvey (II), Ken Stovitz, Fred Pickler.

“È uno strano mondo…”

Cinema e sogno, sogno e realtà, realtà e finzione, finzione e incubo. Ho guardato Blue Velvet tantissime volte, e ogni singola visione mi conferma che era uno dei capolavori del compianto David Lynch. Se dovessi scegliere un solo film per capire la sua poetica, probabilmente partirei proprio da questo: una piccola città americana, un’apparenza idilliaca alla Edward Hopper, e subito sotto la superficie un abisso di contraddizioni, desideri oscuri e segreti taciuti. Tutto comincia nella placidità estrema di una cittadina di provincia, un luogo in cui le villette hanno prati ben curati, gli uccellini cinguettano e il cielo è di un azzurro rassicurante. È l’immagine perfetta di un’America a cui tutti vorrebbero credere, un mondo da cartolina, senza macchia. Ma, come Lynch aveva già mostrato in altre sue opere, sotto questa facciata idilliaca batte un cuore inquieto. È sufficiente un piccolo inciampo nel quotidiano per sollevare il sipario sul lato più torbido della realtà.

È Jeffrey, ragazzo per bene, a diventare involontariamente la chiave di volta che scardina l’apparenza. Tutto comincia quando suo padre si sente male e finisce in ospedale: durante il viaggio di ritorno verso casa, Jeffrey si imbatte in un orecchio mozzato. Un dettaglio raccapricciante e anomalo, che stona profondamente con l’immagine quieta della cittadina. Da quel momento, inizia una sorta di discesa negli inferi, un viaggio allucinato e seducente in cui il protagonista smarrisce la propria innocenza, un passo alla volta. La stessa voce di quell’orecchio trovato lo conduce da Dorothy, interpretata in maniera magistrale da Isabella Rossellini, una cantante dal fascino ferito e pericoloso, la cui storia personale è un varco verso la violenza, la debolezza umana e una sensualità intrisa di minaccia. Dorothy è come un portale vellutato attraverso cui Jeffrey entra in contatto con un mondo parallelo, dove gli impulsi più oscuri e le perversioni si mescolano a una sorta di ipnosi sensuale, una dimensione in cui ogni certezza vacilla e la normalità si sgretola.

Il compianto Lynch amava scavare sotto la superficie apparentemente perfetta delle cose, e qui è proprio ciò che avviene: un singolo, piccolo segno di anomalia (un orecchio mozzato) apre la porta a un universo intero di brutalità, dipendenze e manipolazioni. Grazie all’incontro con la figlia dell’ispettore di polizia, Jeffrey prova a tornare in superficie, a ripristinare un equilibrio. Eppure, una volta addentratosi nell’oscurità, è come se qualcosa cambiasse per sempre la sua visione del mondo. L’amore per questa ragazza diventa un’ancora di salvezza, un legame che fa sì che lui possa risalire dal baratro, ma la consapevolezza di ciò che si nasconde sotto l’erba verde non lo abbandonerà mai.

La grandezza di Blue Velvet sta proprio nel mettere in scena, con immagini forti e atmosfere sospese, la contraddizione tra la calma di un quartiere da fiaba e l’inquietudine che aleggia appena sotto, sempre pronta a emergere quando capita l’occasione giusta (o sbagliata). Quella del regista è una sottile denuncia di come, spesso, la violenza e la deviazione convivano con la quotidianità più banale, senza che la maggior parte della gente se ne accorga. Ma non è soltanto una questione di critica sociale: è anche un viaggio ipnotico nell’inconscio, un sogno che si trasforma in incubo e ci rammenta come la realtà possa mutare volto nel giro di un istante.

Alla fine, Jeffrey riemerge nel mondo della luce, ma resta la percezione che nulla tornerà davvero come prima. Dietro la siepe ben curata e i sorrisi dei vicini, continua a esistere un altrove fatto di orrore e passione selvaggia. Lynch, con la sua scomparsa, ha lasciato un vuoto difficile da colmare, ma opere come Blue Velvet restano a testimonianza di quel suo modo unico di fondere sogno e realtà, incanto e repulsione, tranquillità apparente e minaccia costante. E una volta che si è posato lo sguardo su questo film, difficilmente si può ignorare l’idea che l’erba verde della provincia americana possa celare abissi di turbolenze interiori. È per questo che resta un capolavoro, uno di quei film da rivedere e da scoprire ogni volta in una nuova luce.