“Il Papa é morto, il trono é vacante.”
Edward Berger torna dietro la macchina da presa con Conclave, un thriller politico che ci porta all’interno della Città del Vaticano, dove le ambizioni personali si intrecciano con la fede e il potere. Basato sull’omonimo romanzo di Robert Harris, il film si concentra sulle dinamiche segrete dell’elezione papale dopo la morte del Pontefice. A guidarci in questo intrigo è il Cardinal Thomas Lawrence, interpretato magistralmente da Ralph Fiennes, un uomo apparentemente devoto e retto che si trova a gestire uno dei momenti più critici per la Chiesa Cattolica.
Il film inizia con la cerimonia funebre del Papa e, con un ritmo serrato, ci introduce ai diversi contendenti al soglio pontificio. Tra loro spiccano il progressista Cardinal Bellini (Stanley Tucci), il conservatore Cardinal Tedesco (Sergio Castellitto) e il machiavellico Cardinal Tremblay (John Lithgow), ciascuno con le proprie strategie e alleanze sotterranee. Ma l’equilibrio viene scosso dall’arrivo di un misterioso cardinale, Benitez (Carlos Diehz), che nasconde più di un segreto e ribalta le dinamiche del conclave. Uomini, uomini e uomini, ma alla fine cosa ci si può aspettare da un film sul clero…? Con questa premessa, cercherò di analizzare il film per quello che è: un film è pomposo e sontuoso.
Suzie Davies cura la scenografia con dettagli meticolosi: la maestosità delle stanze vaticane si scontra con la claustrofobia delle votazioni, enfatizzando la tensione crescente tra i cardinali. La fotografia di Stéphane Fontaine gioca abilmente con luci e ombre, creando un’atmosfera solenne e al tempo stesso inquietante. A rafforzare il tutto c’è la colonna sonora di Volker Bertelmann, che utilizza note minimali per intensificare il senso di mistero. Fiennes domina la scena con la sua interpretazione sottile e stratificata: il suo Lawrence è un uomo combattuto, che cerca di mantenere l’integrità in un mondo dominato dall’intrigo. Tucci porta il suo consueto carisma nel ruolo di Bellini, mentre Lithgow e Castellitto incarnano perfettamente le due anime opposte della Chiesa: la ricerca del cambiamento e l’attaccamento alla tradizione. Isabella Rossellini, seppur con un ruolo marginale, regala una performance memorabile nei panni della pragmatica Suora Agnes.
Fin qui, Conclave si configura come un thriller avvincente, raffinato e teso. Ma poi arriva il finale. E il film, purtroppo, inciampa. Dopo aver costruito una narrazione intelligente e misurata, Berger sceglie di sorprendere il pubblico con un colpo di scena che sembra forzato, quasi fuori contesto. Il risultato è un epilogo che non soddisfa appieno, lasciando la sensazione che la sceneggiatura abbia cercato di stupire a tutti i costi, a discapito della coerenza. Ciò non toglie che Conclave rimanga un film affascinante, capace di esplorare la politica ecclesiastica con uno sguardo critico e disincantato. La bellezza della sua messa in scena, unita a performance di altissimo livello, lo rende un’esperienza cinematografica degna di essere vissuta, nonostante un finale che lascia perplessi. Intrighi, fede, potere: il Vaticano non è mai stato così oscuro ed “intrigante” sul grande schermo.