“Siete marinai della domenica, non la marina… dovreste restare a casa!”
Nolan ha sempre dimostrato un interesse maniacale per il tempo. Nel suo primo grande successo, Memento, il protagonista aveva gravi problemi con i ricordi appena trascorsi; in Inception, lo scorrere delle lancette è il fondamento della sua teoria in quanto nei sogni la durata dei minuti è di molto superiore rispetto alla realtà. Dunkirk è un film storico, non ha alcun richiamo ad argomenti paranormali, ma nonostante ciò Nolan sembra non voler interrompere questa ossessione per il trascorrere inesorabile della vita. Faccio un passo indietro, giusto il tempo (appunto) per dare qualche cenno sul film.
Siamo in pieno secondo conflitto mondiale, l’esercito degli alleati è costretto sulle spiagge di Dunkirk, chiuso dall’avanzata tedesca in uno stretto lembo di terreno con un unica via di fuga: l’oceano. In questo contesto si sviluppa una fantastica opera corale dove diversi “eroi” troveranno posto per ribaltare le sorti dell’intero conflitto. In questa sceneggiatura ricca di protagonisti e con un cast stellare il taglio del regista fa la differenza e, come detto, riesce a trasferire la vicenda su tre “campi temporali” distinti che scorrono contemporaneamente sotto i nostri occhi e solo nel finale collimano in un’apoteosi per lo spettatore. Un film che vincerà parecchie statuette e vi rimarrà nel cuore, un capolavoro predestinato.