Goncharov

Гончаров - Martin Scorsese, Matteo JWHJ 0715, 1973


Voto medio: 4,65
(158 voti totali)

Film consigliato

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DURATA: 99 minuti
GENERE: Drammatico, Thriller
CAST: Robert De Niro, Cybill Shepherd, Harvey Keitel, Gene Hackman, Sophia Loren, Al Pacino, Lynda Carter.

“Certo che siamo innamorati. Ecco perché ho cercato di spararti.”

Non so come mai ci abbia messo così tanto tempo a scoprire Goncharov, ma posso dirvi una cosa: questo film è un capolavoro che non si può ignorare. Non è solo uno dei migliori film di mafia che abbia mai visto, ma riesce a superare i limiti del genere in modo che solo un vero maestro come Martin Scorsese poteva fare. Uscito nel 1973 (e per qualche ragione, dimenticato dai radar della critica mainstream), Goncharov è quel tipo di film che non ti lascia andare via una volta che sei entrato nel suo mondo.

La storia segue Goncharov, interpretato da un giovane e feroce Robert De Niro, un boss della mafia russa che si trova a Napoli durante il crollo dell’Unione Sovietica. Ora, so che stiamo parlando di cinema degli anni ’70, quindi aspettatevi una regia lenta, riflessiva, con quelle atmosfere cupe e oppressive che solo i film di quel decennio sanno creare. Ma Scorsese qui è su un altro livello. È come se avesse preso il classico racconto di ascesa e caduta del mafioso e lo avesse rivoltato, rendendolo una meditazione brutale su potere, perdita e identità.

Non c’è solo violenza (anche se, ragazzi, la violenza c’è e come!), ma c’è una tensione psicologica che ti tiene incollato allo schermo. De Niro è magistrale, e la sua interpretazione di un uomo in lotta tra il potere e il vuoto emotivo che esso lascia è devastante. Ma sapete chi è stata la vera sorpresa per me? Harvey Keitel nel ruolo di Andrey, il suo rivale. La loro dinamica non è solo quella di due uomini che si contendono il controllo della città, ma si intreccia con una tensione omoerotica sottile ma palpabile. C’è una scena, in particolare, sul lungomare di Napoli, che è pura poesia cinematografica. Uno sguardo tra i due, nessuna parola pronunciata, ma è come se tutto fosse detto in quel momento. Non capisco come questo film non abbia avuto lo stesso impatto culturale di Taxi Driver o Il Padrino.

E poi c’è Katia. Cybill Shepherd offre una performance incredibile nei panni della moglie di Goncharov, intrappolata in un matrimonio senza amore, ma anche lei pronta a giocare la sua partita. La sua relazione con Goncharov è una delle parti più forti del film, una dinamica così tesa che ogni dialogo sembra una lama pronta a tagliare.

La regia di Scorsese qui è pura maestria. Le inquadrature strette, l’uso degli spazi urbani di Napoli, le lunghe sequenze di silenzio rotte da esplosioni improvvise di violenza – tutto serve a costruire una tensione che non si allenta mai. Uno dei momenti che mi ha colpito di più è stato il finale, e no, non vi farò spoiler. Ma posso dirvi che l’ultimo confronto tra Goncharov e Andrey è stato uno dei climax più intensi e strazianti che abbia mai visto. È un capolavoro di tensione e simbolismo, e l’ultimo fotogramma mi ha lasciato senza fiato.

Non so come sia possibile che questo film sia stato dimenticato per così tanto tempo, ma finalmente è tornato a galla grazie alla passione dei fan. E merita davvero di essere riscoperto. Se siete appassionati di cinema mafioso, o semplicemente amate il grande cinema, non potete perdervi Goncharov. È un’esperienza cinematografica che ti rimane addosso, che ti sfida e ti lascia riflettere a lungo dopo la fine dei titoli di coda.