“L’orchestra è un mondo”
Il concerto per violino e orchestra n° 35 è sicuramente uno tra i lavori più suggestivi di Tchaikovsky. La composizione crea nell’ascoltatore un forte impatto emotivo per la sua intensità e drammaticità.
L’ossessione di Filipov (Valerie Barinov) per quell’opera sarebbe comprensibile anche da un punto di vista esclusivamente musicale. Andrei Filipov è un grande direttore d’orchestra, conosciuto e stimato in Europa ma odiato dall’elité politica nazionale che lo censura, etichettando lui e i suoi musicisti come nemici del popolo. Filipov viene quindi licenziato e costretto a lavorare come inserviente nello stesso teatro dove si esibiva, il Teatro Bolshoi. Oltre all’umiliazione umana e professionale, la sua vita è segnata anche dal senso di colpa: egli si ritiene responsabile per la morte della sua violinista solista e del marito, entrambi internati in un campo di prigionia di Stato. Dopo trent’anni passati tra problemi di depressione e alcolismo, Filipov ha la possibilità di riscattarsi, sostituendosi illecitamente alla vera orchestra del Bolshoi e suonando in un rinomato teatro di Parigi, il teatro Chalet.
Il concerto, organizzato dallo stesso impresario che costrinse Filipov ad abbandonare la sua carriera, diviene così mezzo di rivincita sociale, un’ occasione di redenzione e di riconciliazione. Il direttore d’orchestra tornerà infatti a dirigere e raggiungerà quell’armonia suprema che tanto aveva ricercato; i musicisti torneranno a suonare, ridando finalmente un senso alle loro vite e lo stesso impresario, rinunciando alle proprie aspirazioni politiche, diverrà fondamentale per la buona riuscita del concerto. La musica unisce persone, ideologie, pensieri e culture differenti, ha il potere di espiare le colpe passate e portare armonia, gioia e successo. Una prospettiva molto utopica e idealista che l’autore riesce tuttavia a far sembrare vera e in un certo qual modo “meritata”: il bagno di folla conclusivo non è un semplice omaggio all’esecuzione dell’orchestra ma anche una sorta di riconoscimento per il lieto fine delle storie dei vari personaggi.
La pellicola ha una carica di drammaticità elevata (pensiamo anche alle vicende di Anne-Marie Jacquet, interpretata da Melanie Laurent) eppure è piacevole e mai pesante perché l’autore, raccontando le vicissitudini che portano Filipov a riunire la sua vecchia orchestra e a recarsi a Parigi per esibirsi al Chalet, costruisce un atmosfera divertente in cui inserisce elementi di comicità, a tratti un po’ banali e stereotipati ma in grado di creare una vivace empatia con i protagonisti, spingendo lo spettatore a seguirli con enfasi verso il miracolo finale.