“Quand’ecco la bestia guardò in volto la bella e la bella fermò la bestia, che da quel momento fu come morta.”
Il mostro cinematografico King Kong è stato spesso soggetto di film e remake, sia su sponde hollywoodiane che non; ma il mio preferito – e secondo me il migliore – è stato portato sugli schermi da Peter Jackson nel 2005. La trama non si diversifica molto da quella classica se non per qualche punto. Siamo nella New York degli anni ’30 durante la grande depressione, dove il regista indipendente Carl Denham (Jack Black) cerca in tutti i modi di risollevare la sua carriera. Decide quindi di girare un lungometraggio sull’Isola Del Teschio (Skull Island), piccola porzione di terra dell’arcipelago Indonesiano conosciuta per la sua pericolosità e non segnalata su mappe e carte di navigazione. Il regista assume come potenziali protagonisti Ann Darrow (Naomi Watts), talentuosa e bellissima attrice rimasta disoccupata, e il famoso Bruce Baxter (Kyle Chandler); al gruppo si aggiungono anche Jack Driscoll (Adrien Brody), sceneggiatore, alcuni membri della troup di Denham e la ciurma della nave SS Venture. Si imbarcano quindi alla volta dell’Oceano Pacifico, ignari di ciò che troveranno sull’isola. Dal successivo incontro tra la bella Ann e Kong ne scaturira’ ancora una volta il mito tra bellezza e l’essere bestia, che porta in seguito alla considerazione della bestialità umana la quale tenta di rinchiudere la natura e farne suo possesso.
La mano di Peter Jackson è innegabilmente ciò che lancia il film su vette altissime, dimostrando di non aver perso la voglia e la capacità di girare pellicole con alto budget dopo il grande sforzo compiuto con la trilogia de “Il Signore Degli Anelli”. Gli effetti speciali sono presenti ma non soffocano la visione del film, che risulta comunque montato ottimamente e caratterizzato da una fotografia di grande qualità. Menzione d’onore per Andy Serkis che, dopo aver donato le movenze e la voce a Gollum nella trilogia fantasy per eccellenza, viene chiamato per “incarnarsi” e rappresentare il mostro con sembianze scimmiesche, apparendo anche come attore.
Il cast di alto livello vede attori completamente calati nella loro parte e guidati da Jackson in modo ottimale; le musiche sono azzeccatissime, come sempre nei film del regista neozelandese, e infine sono presenti scene al cardiopalma di pregevole fattura (la scena di Kong contro i tirannosauri merita da sola la visione). Insomma, Jackson anche questa volta balza nella lista dei grandi nomi alla regia e dimostra che, anche con alti budget e grande quantità di effetti speciali a disposizione, si possano girare film che risultano “verosimili” e che trasmettono forti emozioni, pur basandosi su un soggetto che vede già trasposizioni precedenti e che ne vedrà sicuramente di successive.