“Che differenza c’è tra essere scopata per 3.000 ed essere scopata per 300?”
Il cinema danese esiste, ne ho le prove. Pusher, anche se non ha trovato una distribuzione italiana, risulta essere una vera sorpresa. Presto mi cimenterò nella visione (in lingua originale sottotitolata) di “Pusher 2” e “Pusher 3”, gli altri titoli che compongono quella che in molti definiscono la trilogia noir per eccellenza. Frank è uno spacciatore di quartiere che sbarca il lunario vendendo eroina con il suo amico Tony. Il loro fornitore è Milo, inquietante pappone slavo, con cui Frank ha un rapporto di fiducia, quasi di amicizia. Una familiarità destinata a decadere presto. Un affare va storto e Frank viene arrestato dalla polizia, (poi rilasciato per mancanza di prove). Il malcapitato si trova senza “roba”, senza soldi e con 48 ore di tempo per salvare sé stesso da un proiettile di 9mm.
Pusher mi ha colpito per durezza e schiettezza; i nordeuropei non sono certo conosciuti per essere dei “caciaroni” e questo film ne sembra essere la prova tangibile. I protagonisti di questa pellicola non si perdono in chiacchiere e Refn non si perde in fronzoli, sbattendoci in faccia la cruda realtà del mondo dei narcotrafficanti, ritratto che personalmente trovo molto più sincero rispetto ad alcune americanate tanto acclamate dal grande pubblico. Ottimo esordio alla regia per il giovane danese che saprà incantarci con “Drive” e “Bronson”.
Se volete approfondire la conoscenza di questo film ed avere spunti su altre pellicole, date un occhio alla nostra videorecensione.