“Allora mettiamo caso che tu ogni mese prendi un cinghiale: a gennaio una freccia, un cinghiale; febbraio, una freccia, un cinghiale… poi arriva dicembre, tiri la tua freccina… e trovi due cinghiali! Ti è mai successo? Si chiama tredicesima… se il tuo cuore non conosce questa gioia allora taci, perché i tuoi déi ti hanno condannato alla partita IVA.”
Epopea di un raccomandato meridionale negli uffici pubblici di tutta Italia (e non solo), attaccato al proprio impiego statale più di una cozza allo scoglio. Zalone ci racconta di una realtà tutta italica, del mito del “posto fisso” nella pubblica amministrazione, che già suo padre e suo nonno prima ancora avevano saputo sfruttare a proprio vantaggio. La minaccia di una riforma incombe sulla testa del povero malcapitato, che vedrà il suo sogno di vivere sulle spalle dello Stato svanire… a meno che con un po’ di tenacia il nostro “parassita” riesca a resistere alle offerte di liquidazione e alle iniquità di posti fastidiosi e lontani da casa. Fin quando, poi, arriverà l’Amore…
Checco Zalone batte ogni record d’incasso nel Bel Paese nel primo weekend d’uscita con questa sua quarta pellicola dal sapore tanto divertente quanto realistico. Non è facile confermarsi tra i migliori comici d’Italia, tantomeno quando questa etichetta ormai porta con sé un pregiudizio tanto ingiusto quanto vero: la commedia da cinepanettone rappresenta ciò che di peggio la produzione nostrana può offrire. Sono veramente pochi gli artisti del settore che fanno qualcosa di decente e Checco sicuramente si erge tra questi con quattro film più che degni (Cado dalle Nubi, Che Bella Giornata, Sole a Catinelle). Dategli un’opportunità anche se non ne siete convinti o se vi ritenete “superiori”: l’umorismo politicamente scorretto di Zalone non è grezzo e fine a se stesso, ma irride con arguta ironia dei grossi problemi legati alla cultura popolare nostrana, svelando che molti preconcetti sull’italiano medio forse non sono così stereotipati e lontani dalla realtà.