“Sai perché gli uragani hanno sempre nomi di donna? Perché quando arrivano sono bagnate e scatenate, quando se ne vanno ti portano via auto e casa”
Quattro meritatissime statuette per questo “thriller” targato Steven Soderbergh, che può essere considerato un vero e proprio film di denuncia, ambientato nel torbido e spietato mondo della droga. Davvero un’opera maestra che può contare sull’apporto di un cast invidiabile, tra cui spicca un Benicio Del Toro (Paura e delirio a Las Vegas, 21 Grammi) come sempre immenso.
In questo lungometraggio ci troviamo di fronte a tre storie che si svolgono parallelamente e che ogni tanto s’intrecciano. Ognuna costituisce una visione di una parte distinta del vasto universo della droga e dei vari personaggi che si muovono al suo interno: grandi trafficanti, spacciatori di quartiere, agenti della DEA, politici e ovviamente i consumatori di sostanze stupefacenti. Così assistiamo a come in Messico due poliziotti addetti al controllo della frontiera cercano di rimanere onesti in un contesto dove è la corruzione a muovere i fili; a San Diego, invece, una squadra della DEA riesce a mettere le mani sul narcotrafficante Carlos Ayala; intanto, a Washington, Robert Wakefield, appena nominato capo del dipartimento anti droga del “National Drug Control”, paradossalmente si trova a dover affrontare la dipendenza della giovanissima figlia Caroline, entrata in una spirale autodistruttiva. Interessante la tecnica scelta dal regista di caratterizzare ognuna delle vicende con un colore predominante.
La droga è un mostro gigantesco, forse invincibile, ma è lecito provare almeno a combatterla? Sicuramente potrete trarre molti spunti di riflessione, per rispondere a tale quesito, gustandovi questa toccante pellicola, nella quale Soderbergh sfoggia tutto il suo talento come regista, esaltando una sceneggiatura azzeccatissima.