“Si dice che nel preciso istante della morte tutti perdiamo 21 grammi di peso. Nessuno escluso”
La nostra citazione, nonché slogan al momento dell’uscita nelle sale, è emblematica e particolarmente efficace. 21 grammi, appunto, è questo il peso dell’anima secondo il visionario regista messicano. Un peso che ci portiamo dietro e ci accompagna fino alla fine dei nostri giorni. La riflessione di Inarritu però va ben oltre, ci porta ad analizzare tre storie limite, di grande drammaticità, dove questo “fardello” viene trasmesso non senza un duro prezzo da pagare. Sono le vicende incrociate che scaturiscono da un grave incidente che coinvolge un padre e due figlie. L’espianto cardiaco subito dall’uomo in punto di morte salverà la vita di un altra persona.
Il secondo capitolo della cosiddetta “Trilogia sulla morte” dimostra di riprendere con sicurezza la strada già battuta da Amores Perros, intrecciando abilmente tre percorsi di altissimo trasporto morale ed emotivo, ma senza perdere mai di vista il filo conduttore del film, da cui tutto fluisce. Straordinariamente riuscito il montaggio delle scene caratterizzato da continui flash-back che svelano a poco a poco tutti i retroscena della vicenda, come se Inarritu non volesse scoprire tutte le carte migliori alla prima mano.
Nient’altro da aggiungere, solo che siamo di fronte, a mio parere, ad un vero e proprio capolavoro registico, supportato da tre “colossi” di Holliwood come Sean Penn, Naomi Watts e Benicio Del Toro (il migliore dei tre in questa interpretazione), che vi trasporterà per poco più di due ore con la sua forza dirompente.