“Mathilde è di natura allegra. Si ripete che se il filo non la riporta dal suo amato, pazienza, non è grave, ci si potrà sempre impiccare con quel filo”
Dopo Il favoloso mondo di Amélie, Jean-Pierre Jeunet continua il suo sodalizio vincente con l’attrice Audrey Tautou, ancora una volta nelle vesti di una piccola grande sognatrice. Diversi sono i punti in comune tra le due pellicole, ma personalmente ritengo “Una lunga domenica di passioni” superiore, un vero “filmone” che non ha nulla da invidiare alle grandi produzioni d’oltreoceano.
Mathilde, caparbia ragazza affetta da poliomielite, si getta disperatamente alla ricerca dell’adorato fidanzato Manech, scomparso durante la prima guerra mondiale dopo essere stato abbandonato dai suoi commilitoni in quanto accusato di essersi auto-mutilato per poter ottenere così il congedo. Nonostante tutti gli indizi portino a credere che il giovane soldato sia deceduto, l’ostinata eroina di questa vicenda non perderà la speranza di ritrovare il suo amore…
Lungometraggio sicuramente ad alto contenuto romantico, molto delicato e raffinato, che riesce a combinare efficaci e realistiche scene sul campo di battaglia con una storia stravagante, improbabile, puntellata di trovate bizzarre ed effervescenti; il tutto permeato dalla visione della realtà di Mathilde, ingenua e sognatrice. Il film è tratto dal libro omonimo di Sébastien Japrisot.