“Voi non potete mettere in discussione quello in cui credete, io devo.”
Si dice che la religione sia l’oppio dei popoli… ma ad Alessandria d’Egitto 300 anni dopo la nascita di Cristo questo non è del tutto confermato. Piuttosto appare come la scintilla che innesca continui moti insurrezionali del popolo nei confronti del governo. È infatti in quegli anni che si comincia a diffondere tra la gente il Cristianesimo, contrapposto al vecchio paganesimo su cui ancora si fonda lo stato romano. In questo contesto si inserisce la figura principe del film, Ipazia, nobile astronoma e filosofa, la cui unica fede è appunto la scienza filosofica; sarà l’ago della bilancia di una vicenda storica che mischia culto, passione e violenza.
Il giovane regista cileno Amenabar dopo aver trattato nei suoi capolavori “The Others” e “Apri gli Occhi” tematiche fantascientifiche e paranormali, ci presenta un film epico-storico, che poggia le sue fondamento su ambientazioni mozzafiato e sviluppa uno stralcio della storia dell’impero Romano, senza necessariamente essere un Kolossal. Sicuramente un film anomalo per il maestro sudamericano, con un intreccio piuttosto semplice, forse fin troppo per una produzione costata 50 milioni di euro. Detto questo Agora rimane una pellicola decisamente godibile e, a mio modo di vedere, affascinante, proprio come la stupenda Rachel Weisz, nelle vesti della protagonista.