“Questa volta potrò soffrire sul serio. Non mi deludere Ichi, non mi deludere…”
E’ opinione ahimè diffusa che i lungometraggi giapponesi ed asiatici in generale siano lenti, ripetitivi, noiosi, addirittura bigotti. Toglietevelo dalla testa. Se pensate che Saw ed Hostel siano tra le pellicole più inquietanti ed impressionanti della storia del cinema non avete capito niente. Takashi Miike ci presenta un visionario prodotto, incrocio ben riuscito e ben architettato tra thriller, horror e splatter.
Kakihara è uno spietato boss malavitoso a cui è stato ucciso il “padrino”, suo unico riferimento criminale e personaggio misterioso a cui era legato sostanzialmente da un rapporto masochistico, che il regista ci sbatte in primo piano, attraverso i segni che solcano la faccia del nostro psicopatico protagonista. La vendetta sarà il movente che porterà Kakihara alla ricerca di Ichi, antagonista totalmente ai suoi antipodi, killer tanto feroce quanto inconsapevole. Il loro incontro sarà preceduto da torture di ogni genere, sadismo allo stato puro, scene assolutamente antimoraliste ed anticonvenzionali che provocheranno nausea e vomito anche nei cultori del genere. Quello che però caratterizza questa pellicola e la distingue dalla massa delle produzioni analoghe, è una presentazione e caratterizzazione di personaggi (fortemente emarginati e disturbati) talmente approfondita ed oculata da rendere ogni efferata azione degli stessi totalmente comprensibile agli occhi del pubblico.
Prodotto assolutamente vietato ai minori e sconsigliato ad un pubblico facilmente impressionabile, nauseabondo soprattutto nella prima mezz’ora, leggermente più introspettivo nella seconda parte (la mia preferita). Avete voglia di sangue e violenza? Ne riparliamo mentre scorrono i titoli di coda!
Se volete approfondire la conoscenza di questo film ed avere spunti su altre pellicole, date un occhio alla nostra videorecensione.