In Bruges – La Coscienza dell’Assassino

In Bruges - Martin McDonagh, 2008


Voto medio: 4,33
(15 voti totali)

Film consigliato

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DURATA: 107 minuti
GENERE: Commedia, Crimine, Drammatico
CAST: Brendan Gleeson, Colin Farrell, Ralph Fiennes, Jérémie Renier, Clémence Poésy.

“Sembra uscita da una cazzo di fiaba, no? Come fa una città uscita da una cazzo di fiaba a non essere l’ideale per qualcuno?”

Primo lungometraggio scritto e diretto da Martin McDonagh (autore e regista a sua volta dei successivi 7 Psicopatici, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri e The Banshees of Inisherin), se c’è una cosa che contraddistingue “In Bruges” è sicuramente la forza della sua sceneggiatura. È una storia abbastanza semplice, dove ogni interazione ed ogni dialogo sono oro colato, merito di un ottimo sviluppo dei personaggi e di un’atmosfera unica: vuoi per la magia della città, vuoi per l’umore cupo, pungente ed un po’ britannico (e volgarotto) che accompagna l’intera durata della pellicola o per la chimica generata da un’azzeccatissima combinazione di attori. Sta di fatto che stiamo parlando di un film da vedere assolutamente, senza “se” e senza “ma”.

Due sicari vengono mandati a Bruges, Belgio, ad aspettare che le cose si raffreddino dopo il loro ultimo “lavoro”. Ma l’attesa di nuove disposizioni da parte del boss risulta molto snervante per Ray (Colin Farrell), un irrequieto irlandese che non sa stare fermo in quella che considera una città di merda. Al contrario, Ken (Brendan Gleeson) sembra apprezzare molto il meritato riposo e la location scelta come nascondiglio. Due mondi opposti, insomma, che sembrano destinati ad uno scontro continuo. In realtà, anziché lasciarsi andare ad una scontata commedia di malintesi, discussioni e colpi di scena, il film vira su questioni morali, puntando molto sull’empatia. Forse è proprio questa la forza del film: l’originalità della trama e la tridimensionalità dei personaggi, capaci di uscire dallo schermo e generare dibattito interiore nello spettatore. Risulta infatti facile empatizzare con ciascuno dei personaggi ed allo stesso tempo difficile prendere delle decisioni per loro. Forse per la prima volta mi sento di elogiare la distribuzione italiana, che giustamente ha lasciato intatto il titolo originale “In Bruges”, e gli ha aggiunto un sottotitolo che descrive bene il film: “la coscienza dell’assassino”. Per quanto giusto sia aggiungere un sottotitolo, sia chiaro.

Ah, comunque Bruges è una delle città più belle che io abbia mai visto in vita mia: se domani decidessimo di aprire un sito chiamato “le città da vedere”, occuperebbe di certo una posizione alta in classifica! La regia mostra solo una piccola parte della sua magnificenza e, seppure il film renda omaggio più che degnamente alla sopracitata cittadina belga, non potrà mai spiegare pienamente l’atmosfera di fiaba che si respira per davvero in quei vicoli e canali.