Io Sono Ancora Qui

Ainda estou aqui - Walter Salles, 2024


Voto medio: 3,97
(31 voti totali)

Film consigliato

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DURATA: 137 minuti
GENERE: Biografico, Drammatico, Storico
CAST: Fernanda Torres, Selton Mello, Fernanda Montenegro, Valentina Herszage, Maria Manoella, Bárbara Luz, Maeve Jinkings, Humberto Carrão, Dan Stulbach, Carla Ribas, Luiza Kosovski, Gabriela Carneiro da Cunha, Marjorie Estiano, Antonio Saboia.

“Come può qualcuno entrare in casa tua, portarsi via tuo marito, un padre di famiglia, un ingegnere… e sbatterlo in galera per poi dirti <<é sparito>>?”

Difficile uscire dalla sala senza un groppo in gola, e ancora più difficile è non ripensare a Io sono ancora qui nei giorni successivi. Walter Salles ci consegna una storia che non si limita a denunciare le crudeltà della dittatura brasiliana, ma che affonda le radici nelle emozioni e nelle ferite di una famiglia. Al centro di tutto c’è Eunice Paiva, moglie e madre che si riscopre combattente: Fernanda Torres la interpreta con una forza quasi selvaggia, mista a quella tenerezza materna che riempie il vuoto lasciato dall’assenza di Rubens, il marito “rapito” dallo Stato.

In uno dei momenti più toccanti, vediamo i figli di Eunice tentare di preservare qualche briciola di normalità. Le colazioni sbrigative prima di correre a scuola, i compiti lasciati a metà perché “la mamma ha bisogno”, e quelle sere di silenzio in cui bastano un paio di note di chitarra a riportare un sorriso sui loro volti. Sono scene brevi, eppure comunicano la tragedia di un’infanzia che l’ingiustizia ha reso frettolosamente adulta: ogni abbraccio mancato del padre diventa una traccia di dolore condiviso, un lutto che ognuno vive a modo proprio, pur restando uniti.

La grandezza del film sta nell’attenzione riservata ai dettagli del quotidiano: la tavola apparecchiata con un posto in meno, i sorrisi tesi dei ragazzi quando la mamma racconta bugie a fin di bene, il lampo di speranza che si spegne ogni volta che Eunice bussa a una porta e incontra il muro di silenzi. Non servono scene esplicite di tortura o violenza, perché l’orrore più grande si manifesta nel sacrificio di una donna costretta a essere madre, padre e avvocato di se stessa. È lei a difendere il nome di Rubens davanti alle istituzioni, protetta solo dalla propria dignità.

Eppure, per quanto si parli di soprusi e censure, il film non rinuncia a sottolineare il potere dei legami familiari. Le discussioni attorno al tavolo, i dialoghi mancati, le carezze furtive tra fratelli: ogni tassello ci ricorda quanto forte fosse quell’amore prima che il regime lo strappasse. Salles non cerca scorciatoie né finali consolatori: ci regala invece un atto di memoria e di protesta, dove il dolore non diventa mai spettacolo, ma resistenza. E quando, nel finale, appare la Eunice anziana interpretata da Fernanda Montenegro, ci investe la consapevolezza che certe assenze, benché non risolte, possono diventare la spinta per non arrendersi mai.