“Noi andiamo in giro in tuta, siamo i classici sfigati, se ci mettiamo un vestito pare che andiamo in tribunale!”
La “parte degli angeli” è una piccola percentuale di whisky che va dispersa nell’aria durante la produzione del distillato. Doveroso fare questo appunto, poiché a conti fatti risulta il perno che fa ruotare la vicenda, la storia di quattro ragazzi condannati ai lavori socialmente utili che decidono di mettere a segno un colpo che potrebbe cambiar loro la vita. Sicuramente Robbie, il protagonista dal passato burrascoso, ha un’occasione unica di riscatto da quando diventa papà e viene graziato dal giudice. Condannato appunto a 300 ore di rieducazione sociale, verrà a contatto con gente con altri tipi di problemi sociali, tutti comunque fondamentalmente bonaccioni. Che siano loro gli angeli?
Film particolare, che non eccelle nel drammatismo o nella comicità, ma che mette in mostra una faccia realistica di ciò che è la vita di tutti i giorni per i disadattati di Glasgow. La precarietà, la mancanza di lavoro (e di educazione) e forti problemi adolescenziali possono portare ad una vita di arrangiamenti, alla violenza e all’illegalità. Ma questa non è una pellicola che li giudica negativamente, anzi… offre una via di fuga, lascia intendere che c’è una possibilità per tutti. Anche se mediante un altro, l’ennesimo e importante, furto… ma d’altronde, non ci sono sempre stati simpatici gli architetti e progettisti di colossali truffe, come nei vari “Snatch”, “I Soliti Sospetti” o “Slevin”? Questi ragazzacci, anche se con molta meno suspense, sapranno conquistarvi allo stesso modo, ma non per l’immensità del loro ingegno… ma per la loro simpatia e realisticità.