“Sono un vecchio pezzo di carne maciullata, me lo merito di restare da solo, voglio soltanto che tu non mi odi”
Quando il declino del protagonista di un film coincide con la resurrezione dell’attore che lo interpreta. Aronofsky ci presenta The Wrestler, commovente storia di un ex atleta di fama mondiale in declino, sia fisico che morale. Il suo corpo è segnato da anni di spettacolari incontri di lotta libera sui ring di tutta America, il suo cuore è lacerato da problemi familiari che lo hanno portato ad una vita priva di qualsiasi valore e abbandonato ai fumi dell’alcool.
Un Mickey Rourke magistrale (in un ruolo “cucitogli” addosso da un sarto d’alta moda) interpreta un uomo (non un’atleta, si noti bene) che cerca di risollevarsi da una situazione difficile con estrema dignità, con lo sguardo al futuro ma con i ricordi di un passato vivissimo. Aronofsky, sempre sopra le righe, si dimostra ancora una volta estremamente efficace nel far trasparire le emozioni di una persona e della storia attraverso una narrazione assolutamente lineare, semplice.
Piccola pecca rimane la banale figura dell’ atleta dal passato illustre che si rifugia nell’alcolismo (opinione non necessariamente condivisibile). Per il resto siamo di fronte ad un pellicola impegnata, di un regista mai banale, per un pubblico che cerca una storia profonda, senza doversi a tutti i costi scervellare per seguirne lo svolgimento. Ottima la colonna sonora di Springsteen.