“A prossima vota…sparagli n’di gambi…”
Un film italiano senza troppe manovre commerciali di promozione che ha però trovato il giusto riscontro positivo nella critica e di conseguenza ha goduto in seconda battuta di una discreta notorietà a qualche mese di distanza dall’uscita ufficiale nelle sale. Francesco Munzi al suo terzo lavoro dimostra di saperci fare con la macchina da presa. Anime Nere parla di una famiglia calabrese composta da tre fratelli che hanno preso strade diverse. Luigi e Rocco, i due più giovani si sono trasferiti a Milano. Il primo è un narcotrafficante con forti legami malavitosi, il secondo è imprenditore, anch’esso implicato in sporchi affari (sebbene mantenga uno stile di vita più equilibrato). Luciano, il fratello maggiore, non si è staccato dalla sua terra e dai valori profondi che gli ha tramandato il padre; non ha nulla a che fare con la criminalità anche se deve suo malgrado pagare lo scotto di vivere in una terra da essa totalmente controllato. Luciano cura le sue pecore e si piega alla potente famiglia locale (che gli ha ammazzato il padre); Leo, suo figlio, è invece un animo ribelle che non abbassa la testa di fronte a nessuno. Questo modo di fare del ragazzo scatenerà una “guerra” interna nel piccolo paesino calabro.
Viste mozzafiato, fotografie di posti sperduti nell’Aspromonte ma ugualmente evocativi, fanno da cornice ad un’ottima pellicola di casa nostra che racconta vicende che tutti conoscono ma che raramente sono raccontate con tanta autenticità. Un grande successo per un regista che ha dimostrato grande modestia e di saper rimanere con i piedi ben saldi a terra anche durante l’assegnazione dei David di Donatello, che hanno premiato Anime Nere in ben nove categorie.