“Devo tagliarlo come un pollo normale.“
Difficile, se non impossibile, descrivere questa pellicola come un’ordinaria successione di fatti legati da un chiaro filo conduttore. Eraserhead annulla, in ogni senso, la classica idea di narrazione: al posto di una trama coerente, propone un susseguirsi di immagini dall’impatto fortissimo, scene volutamente alienanti e un panorama sonoro fatto di rumori stridenti e silenzi profondamente inquietanti. L’effetto è uno spaesamento radicale, uno sprofondare in un disagio che cresce scena dopo scena e che attanaglia lo spettatore fino alla fine.
Il protagonista, Henry, è un uomo smarrito, quasi assente a sé stesso, forse affetto da qualche forma di disagio mentale che lo rende ancor più fragile. Vive con una donna non meno stralunata, dalla quale ha un figlio che si rivela essere una creatura deforme, mostruosa e difficile da accudire. Questa anomala famiglia si trascina in un appartamento soffocante e angosciante, dove ogni gesto, ogni sguardo e ogni suono contribuiscono a costruire un incubo a occhi aperti.
Si tratta dell’opera prima del compianto David Lynch, che fece il suo ingresso ufficiale nel mondo del cinema con questo incubo surreale girato in bianco e nero, quasi in forma semiamatoriale. Nonostante l’aspetto volutamente “ruvido,” era già possibile intravedere i segni distintivi del suo genio dietro la cinepresa: la tensione tra il reale e il fantastico, la ricerca del perturbante, la predilezione per atmosfere oniriche e scenari di profonda inquietudine. Tali elementi sarebbero poi diventati imprescindibili nelle sue opere successive, come The Elephant Man, Mulholland Drive, Una Storia Vera e Inland Empire.
Guardando Eraserhead, si ha l’impressione di assistere a un sogno tormentoso, privo di logica apparente, ma capace di parlare direttamente all’inconscio. È un film che sovverte le regole, costringe chi guarda a rinunciare alla comodità di una trama lineare e a fare i conti con la propria parte più oscura. Se già in questo esordio Lynch rivelò una vena creativa tanto disturbante quanto affascinante, è impossibile non considerare Eraserhead un primo atto coraggioso, lo spartiacque di una carriera che avrebbe segnato indelebilmente la storia del cinema.