“La vita senza dignità è nulla.”
Siamo a Nablus, città della Cisgiordania, paese nativo di Sahid e Kaleb, due ragazzi sulla trentina all’apparenza vitali e scanzonati. Il loro cuore però è duro, abituato a soffrire ed a coesistere con una guerra portata dal nemico israeliano. I due giovani lavorano insieme alle dipendenze di un meccanico. Oggi a far visita a Kaleb sul posto di lavoro c’è la figlia di un eroe locale, che ha speso la vita per difendere i diritti palestinesi. Sahid è innamorato della ragazza ma oggi non è un giorno dove può dedicarsi, come vorrebbe, a lei. I due amici sono stati scelti da un gruppo terroristico di Naplus come prossimi martiri palestinesi a Tel Aviv. Paradise Now racconterà l’ultima giornata controversa dei due kamikaze, le loro ansie miste alla loro determinazione ed ai loro ideali.
Un film di cui si legge poco in giro (ad oggi la pagina Wikipedia è quantomeno scarna) ma che è stato candidato all’Oscar nel 2006 (e che a mio modesto parere ha poco da invidiare al vincitore “Il suo Nome è Tsotsi”); descrive una vicenda troppo consuetudinaria per gli abitanti della striscia di Gaza e ci mostra con chiarezza come il fanatismo religioso sia impiantato nella mente del popolo palestinese, che si sente giustificato a sacrificare giovani vite umane in nome di Dio. Film verità ricco di azione, impegnato ma non impegnativo.